Storia dello Shiatsu

Storia dello Shiatsu di Achille Francese.

Un contributo per capire se lo shiatsu è l’arte di guarire con le mani o solo mistificazione ed inganno.
L’avventura ha inizio nel 1969 al BU-SEN di Milano, un vecchio teatro di via Arese, nel cuore dell’Isola, che solo i vecchi milanesi hanno conosciuto.
Questo luogo riconvertito in palestra di Arti Marziali diviene presto, grazie alla capacità ed all’impegno del suo fondatore il Mo Cesare Barioli, oltre che una fucina di campioni di Judo di livello internazionale, un crocevia di interessi culturali, un punto d’incontro tra l’Occidente moderno ed il Giappone antico.
In questo contesto, unico nel suo genere in quell’epoca, trovano spazio una serie di iniziative incoraggiate dal Maestro: fra queste la pratica dello ZEN e dello SHIATSU – le cito insieme perché hanno (o forse avevano e non hanno più) molti elementi in comune.
Mentre Taisen Deshimaru Roshi, monaco Zen, insegna questa filosofia, nuova per molti di noi, compare Yuji Yahiro San giovane giapponese che propone lo Shiatsu.
Appariva allora che queste due discipline dovessero camminare insieme e così fu per alcuni anni.
Questa interdisciplinarietà viene poco a poco abbandonata dagli allievi di Shiatsu che fanno capo alla scuola di Yahiro San, ma continua a trovare una sua applicazione nell’insegnamento di Taiten Fausto Guareschi, allievo di Deshimaru, nel Dojo di Fidenza.
Inizia perciò dopo pochi anni l’occidentalizzazione dellapratica con implicazioni serie rispetto alla scarna didattica del MAESTRO.
In quesl periodo il palcoscenico del BU-SEN ospita decine e decine di allievi: tanti curiosi abbandoneranno presto, alcuni proseguono con tenacia fra mille difficoltà a percorrere la Via.
Nel 1978 Yahiro San lascia Milano per rifugiarsi a Cappone di Colbordolo dove fonda il REI-SHI-KAI HOMBU.

Lo seguono pochi del gruppo di Milano; fra loro chi scrive ed i primi allievi del BU-SEN.
Tre anni di lavoro e di riflessioni durante i quali nasce la Zanzara di Campagna, un ciclostile mensile che tenta, senza per altro riuscirci, di organizzare la didattica, un mix di Macrobiotica, di Shiatsu, Moxa che se non altro offre spunti interessanti per sperimentare.
Yahiro San scrive Keyraku Shiatsu, uno sforzo notevole ma purtroppo vanificato da un’infarcitura di errori di stampa che creano non pochi dubbi e disorientamenti.
E’ di questo periodo il tentativo di “autogestione” da parte degli allievi e, fra molte perplessità, la nascita di nuove scuole.
Yahiro San, forse avvertendo dei significativi scollamenti nel suo entourage dà vita ad un’esperienza nuova e si trasferisce in Spagna.
Negli anni ’82-90 gli unici contatti con Maestri di alto profilo si riducono ad un importante incontro con il Mo Naburu Muramoto a Bologna propiziato da M. T. Pinardi e qualche conferenza del Mo Michio Kushi proposta dal gruppo di Torino.

Nel 1983 il taglio del cordone ombelicale è evidente, temuto o sperato è una realtà per gli allievi.
Ed è subito un proliferare di iniziative favorite dalla stampa e da un certo interesse per tutto ciò che attiene alle “Medicine Dolci” in contrapposizione ad un servizio sanitario sempre più classista, arrogante ed inefficace. E’ la storia dei giorni nostri che non racconto perché ben conosciuta da coloro che hanno avuto l’occasione, da pazienti, di affrontare questa esperienza e a volte, o forse spesso, sono rimasti delusi.
Certo è che rileggendo le note di Taiten Fausto Guareschi datate 1980 (Kempo) ed i resoconti delle Sesshin della Gendronniere di Taisen Deshimaru Roshi il cammino percorso non è esaltante perché, in assenza di una didattica originale si è dovuto ricorrere ai testi di agopuntura moderna per individuare tsubo, meridiani e strategie di cura che poco hanno a vedere con lo Shiatsu.

Fin qui la storia, ma qual’è la realta oggi?
Come tutte le mode, tutte le novità, le nuove tendenze, bisogna saper discernere fra professionalità e improvvisazione, purtroppo non esistono parametri di riferimento e tantomeno “scuole” che possano garantire serietà e professionalità; sono troppe, nate troppo recentemente, ben pubblicizzate ma carenti di esperienza che è l’unica garanzia seria per riconoscere il terapista onesto.
Non sono ancora trascorsi trent’anni, pochi: la ricerca vera comincia adesso se noi terapisti abbiamo il coraggio e l’umiltà di iniziare tutto da capo.
Quest’ultima considerazione non vuol certamente dire che lo SHIATSU non abbia, inserito nei limiti di una scienza nuova, una sua validità.
Il percorso storico di questa disciplina forse interessa meno al lettore di quanto questa pratica concretamente possa esprimere in termini di efficacia nel recare benefici a chi si sottopone al trattamento.
Ma quali “malattie”? La visione olistica della persona e degli squilibri energetici che provocano danni alla slaute esclude la necessità di individuare e catalogare le sintomatologie e dà luogo ad un trattamento personalizzato, originale per ciascun caso tendente al riequilibrio complessivo ed alla stimolazione delle capacità di risposta di cui ogni organismo è ricco.
La vera difficoltà risiede nell’individuazione di un professionista serio e preparato.